Oggi ho dovuto rispondere ad una domanda personale, semplice nella forma, ma difficile nella sostanza: “Com’è che fai il lavoro che fai ?” tralasciando la descrizione di quello che faccio (ogni tanto devo verificare con le mie figlie se a loro è chiaro quello che fa il loro padre…), ho dovuto ripercorrere circa trent’anni di prove, episodi, coincidenze, situazioni (fortunate o meno), che hanno segnato decisamente il passato e determinando il presente e quello che sono ora.
Durante il lungo racconto ho però ricordato l’utilissima lettura di un libro uscito diversi anni fa dal titolo “Fuoriclasse”, dello scrittore americano Malcolm Gladwell, che analizza quali siano le ragioni del successo: (riporto una recensione di Repubblica…) Fuoriclasse cerca, e trova, una risposta diversa: ogni successo personale ha innanzitutto una chiave ambientale (bisogna trovarsi al posto giusto nel momento giusto, tipo avere 21 anni in America quando sboccia l’era digitale, già laureati, ma non ancora incasellati professionalmente) e su questa base bisogna costruire, ma con diecimila ore (o dieci anni) di dura pratica. La teoria di Gladwell è che i Beatles non sarebbero mai diventati i Beatles se non li avessero ingaggiati nei locali di Amburgo dove suonavano per ore ogni giorno, imparando, variando, infinitamente migliorando…
Questa la lettura mi ha piacevolmente confermato che oltre ai fattori sociali, ambientali, temporali vi è anche un fattore “costanza” che ho sempre predicato e di cui sono un tenace sostenitore: le 10.000 ore di cui l’autore parla (vi invito a leggerlo per trovarci moltissimi riscontri reali) sono infatti il tempo necessario da dedicare per diventare “bravi” in qualsiasi cosa, quel tempo necessario per acquisire “l’esperienza” che permette di avere la sicurezza tanto per tirare a canestro da tre (e fare i tre punti) cosi come per presentare un progetto e farselo approvare, per avere il coraggio per suonare o cantare davanti ad una platea o per presentare con convinzione un prodotto da vendere.
Troppo spesso ci siamo imbattuti in casi di insuccesso e troppo spesso abbiamo dato la colpa alla sfortuna o ad altri, forse avremo dovuto semplicemente verificare quanto tempo realmente è stato dedicato per raggiungere l’obiettivo.
Meno 9.999 ore e 55 minuti… cominciate il vostro conto alla rovescia… da ora !