Ognuno di noi, per il rispettivo lavoro che fa, vende qualcosa a qualcuno.
Il concetto di vendita, anche se non avviene uno scambio monetario evidente, c’è sempre.
Mi dispiace per chi ha in spregio questo tipo di rapporto, ma anche un insegnante, anche se è un dipendente pubblico pagato con le tasse che i cittadini versano per avere i servizi essenziali (l’istruzione per chi non lo sapesse lo è), in un certo qual modo è dentro un sistema di commerciale: vende la sua conoscenza ai suoi allievi che la ripagano con la loro presenza e si spera anche con il loro rendimento.
Qualche giorno fa mi è stato raccontato che un’insegnante, di cui non posso fare il nome, ha un modo tutto suo di prestare la sua professionalità nei confronti di alunni che hanno qualche problema di rendimento scolastico ed hanno necessità di lezioni supplementari.
In parole semplici svolge lezioni di ripetizione, ma il suo modo di essere remunerata non è con una somma di denaro concordata, bensì con il livello di interesse mostrato dall’allievo di turno.
Cosi, se l’allievo entrato nel suo studio non mostra particolare interesse per la materia da lei insegnata, in un tempo che lei ha deciso congruo per capirlo, lo rimanda al mittente senza tanti complimenti.
E’ il suo modo di essere ripagata, considera il suo impegno remunerato dal grado di voglia di imparare e dal livello di interesse a migliorare dimostrato dal suo cliente e questo le basta.
Credo che questo sia un chiaro esempio di rapporto commerciale, ma la sua bella caratteristica è proprio nell’applicazione dell’interesse come discriminante e non come elemento positivo o negativo dal punto di vista finanziario!